L’ETERNITA’ E UN GIORNO – L’eternità e un giorno è un film del regista Theo Angelopoulos. Il regista ha un forte senso dell’identità greca del viaggio ed infatti il suo cinema si muove dal presente al passato nella convinzione del regista “tutto ciò che è lento è buono” .
A inizio film viene data dal protagonista ancora bambino la definizione del tempo: “il tempo è un bambino che gioca con gli ossicini in riva al mare”. Successivamente, quando il viaggio che Angelopoulos ci ha voluto raccontare sta per finire, la moglie del protagonista alla domanda del medesimo: “quanto dura domani?” risponde “l’eternità e un giorno”.
Questo film ci racconta del viaggio dell’eternità e del giorno per raggiungere il domani.
L’eternità, che prende il nome di Alexandros, ha fretta perché ha un viaggio da intraprendere ma il giorno, piccolo e inesperto, continua a fargli da contrattempo, quasi volesse continuare il suo viaggio con l’eternità.
L’eternità e il giorno continuano a viaggiare insieme nonostante i tentativi dell’eternità di sbrigarsi e a mano a mano che l’eternità si affeziona al giorno inizia a raccontargli le sue storie e a sorridergli. Questo, però, al sorriso dell’eternità risponde: “ti vedo sorridere ma sei triste”. In seguito anche il pubblico impara a conoscere la tristezza dell’eternità e la sua condanna. La condanna dell’eternità altro non è che i suoi rimpianti e l’esilio in cui lei stessa si è gettata che gli ha impedito di sentire l’eco dei suoi passi nella sua stessa casa.
Alla fine l’eternità non cerca neanche più di liberarsi del giorno, a cui finisce, anzi, per confessare la sua paura del domani e i due finiscono per viaggiare e osservare insieme tutte le storie che salgono sull’autobus del tempo.
Purtroppo l’eternità non è destinata a vedere il domani, ma si assicurerà che il giorno, con la sua gioventù e le sue promesse, ci riesca perché possa diventare anche lui un giorno l’eternità.

Recensione a cura di Sofia Di Vita, Liceo Convitto Cutelli